martedì 23 marzo 2010

MARK UP - Sugli store brand il consumatore pare più avanti degli stessi retailer

Mediamente il cliente italiano non circonda la marca commerciale di una conoscenza ideologica. Ma la considera ormai una parte integrante dei percorsi di spesa che gli vengono proposti dalla varie catene. Ha avuto modo di riscontrarne la presenza nei molteplici negozi che utilizza per la propria spesa complessiva e ne percepisce, anzi, una presenza più larga e ampia di quanto non avvenga nella realtà. La clientela sta infatti considerando in maniera crescente alla stregua di marche del distributore tutte quelle marche indipendenti che hanno una basso tasso di notorietà o che, semplicemente, non sono conosciute personalmente come marca industriale. È chiaro che i confini fra brand di fantasia e brand regionali, di piccoli-medi produttori, di secondo/terzo livello in portfolio va progressivamente a sparire.
Se c’è un aspetto sul quale i target group di consumo in Italia paiono ancora scivolare in tema di store brand questo riguarda proprio i confini distributivi, i punti di vendita trattanti. Più intuitivo nel caso di marche d’insegna (con qualche difficoltà in più per quanto concerne le insegne associate), parecchio confuso il quadro se ci si sposta verso brand proposti in multinsegna da gruppi multicanale, brand di alleanza, di fantasia, di premium price, biologici e valori speciali.


MARK UP - Sugli store brand il consumatore pare più avanti degli stessi retailer

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