mercoledì 31 marzo 2010
Social Media Corner: I social media per l'advocacy
Social Media Corner: I social media per l'advocacy: "Interessantissima presentazione su come i social media possano aiutare nel creare attenzione e raccolta di fondi per campagne volte a sensibilizzare l'opinione pubblica su un tema sociale"
lunedì 29 marzo 2010
Comunicare 2.0 in Toscana Group News | LinkedIn
Comunicare 2.0 in Toscana Group News | LinkedIn: "Come cambia il modo di fare comunicazione nell'era del social media? Quali sono le motivazioni che dovrebbero spingere una grande azienda all’adozione di strumenti innovativi di web 2.0? Cosa significa migrare in maniera efficace ed indolore verso piattaforme Web 2.0?"
La Camera di Commercio di Milano per le PMI in rete
La Camera di Commercio di Milano per le PMI in rete: "# le PMI devono lavorare per mantenere il loro business e non hanno tempo da distogliere da tale azione se non per opportunità mirate allo scopo;
# le PMI hanno difficoltà intrinseche (numero di persone, età e formazione, vincoli operativi, ecc.) per colmare il loro 'digital divide' culturale e quindi hanno anche bisogno di capire in modo concreto quanto si sta loro prospettando;
# molto spesso le PMI 'non ci credono' cioè, da una parte, non ritengono che l'ICT sia una soluzione coerente con la dimensione dei loro problemi (è un 'lusso') o, dall'altra, sono rimaste scottate da esperienze 'miracolistiche' che hanno invece prodotto risultati non adeguati alle aspettative o, peggio, un sovraccarico di problemi gestionali e/o operativi rispetto alle necessità coperte;
# per una quota non piccola delle PMI che 'ci credono', l'applicazione dell'ICT è ancora circoscritta a processi meramente informativi e promozionali, cioè non incide profondamente sulle strategie e sull'organizzazione. In alcuni casi - soprattutto per le attività di dimensioni minori e nei settori più tradizionali - esse sono ancora nella fase dell'alfabetizzazione informatica."
# le PMI hanno difficoltà intrinseche (numero di persone, età e formazione, vincoli operativi, ecc.) per colmare il loro 'digital divide' culturale e quindi hanno anche bisogno di capire in modo concreto quanto si sta loro prospettando;
# molto spesso le PMI 'non ci credono' cioè, da una parte, non ritengono che l'ICT sia una soluzione coerente con la dimensione dei loro problemi (è un 'lusso') o, dall'altra, sono rimaste scottate da esperienze 'miracolistiche' che hanno invece prodotto risultati non adeguati alle aspettative o, peggio, un sovraccarico di problemi gestionali e/o operativi rispetto alle necessità coperte;
# per una quota non piccola delle PMI che 'ci credono', l'applicazione dell'ICT è ancora circoscritta a processi meramente informativi e promozionali, cioè non incide profondamente sulle strategie e sull'organizzazione. In alcuni casi - soprattutto per le attività di dimensioni minori e nei settori più tradizionali - esse sono ancora nella fase dell'alfabetizzazione informatica."
Lezione 9: Gli effetti di rete
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Lezione 9: Gli effetti di rete
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The Social Media Bubble - Umair Haque - Harvard Business Review
The Social Media Bubble - Umair Haque - Harvard Business Review: "I'd like to advance a hypothesis: Despite all the excitement surrounding social media, the Internet isn't connecting us as much as we think it is. It's largely home to weak, artificial connections, what I call thin relationships."
domenica 28 marzo 2010
L'uscita dalla crisi passa attraverso il "fare Rete". L'intervista a Domenico Palmieri.
L'uscita dalla crisi passa attraverso il "fare Rete". L'intervista a Domenico Palmieri.: "Ing. Palmieri, dopo gli ultimi, difficili 24 mesi, e osservando il panorama internazionale (USA, ma anche Francia…) quale è il sentimento verso le piccole e medie dimensioni delle imprese italiane?
Le dimensioni delle nostre imprese sono mediamente modeste e questa è una caratteristica strutturale del nostro sistema industriale che crea indubbiamente un ostacolo oggettivo alla competizione sui mercati allargati su cui si opera oggi.
Questa difficoltà rischia di rendere più gravi le conseguenze delle crisi congiunturali e più difficile la ripresa."
Le dimensioni delle nostre imprese sono mediamente modeste e questa è una caratteristica strutturale del nostro sistema industriale che crea indubbiamente un ostacolo oggettivo alla competizione sui mercati allargati su cui si opera oggi.
Questa difficoltà rischia di rendere più gravi le conseguenze delle crisi congiunturali e più difficile la ripresa."
Business Innovation Management: un approccio metodologico
Business Innovation Management: un approccio metodologico: "Meglio prevenzione che risanamento
Le aziende dovrebbero pensare di più, oltre al business di oggi anche a quello di domani, sempre e in modo strutturato. Molte volte è proprio la mancanza di questa attenzione che le porta a perdere le posizioni acquisite e ad uscire dai mercati."
Le aziende dovrebbero pensare di più, oltre al business di oggi anche a quello di domani, sempre e in modo strutturato. Molte volte è proprio la mancanza di questa attenzione che le porta a perdere le posizioni acquisite e ad uscire dai mercati."
sabato 27 marzo 2010
Quando la strategia è un «problema maligno» Commento di Carlo Mazzucchelli | Harvard Business Review
Quando la strategia è un «problema maligno» Commento di Carlo Mazzucchelli | Harvard Business Review: "Nel mondo complesso di oggi, le aziende si trovano spesso alle prese con problemi strategici complessi, ossia non sono solo difficili o persistenti, ma anche «maligni», un termine usato dai pianificatori urbani per designare i problemi che non si possono risolvere definitivamente. La miseria e il terrorismo sono due tipici problemi maligni. Un problema maligno ha un’infinità di cause, si modifica costantemente e non ha una soluzione univoca. Ma con l’approccio giusto si può tenere a bada."
Reti di imprese
Reti di imprese: "In termini strategici la Rete di Imprese deve tendere a configurarsi quasi come una Impresa Rete : “L’Impresa Rete è una unica azienda scissa in più unità organizzative interconnesse fra di loro. Le singole unità organizzative non hanno autonomia strategica in quanto membri dello stesso soggetto economico”."
mercoledì 24 marzo 2010
Seth's Blog: Small is the new big
Seth's Blog: Small is the new big: "Small is the new big
Big used to matter. Big meant economies of scale. (You never hear about “economies of tiny” do you?) People, usually guys, often ex-Marines, wanted to be CEO of a big company. The Fortune 500 is where people went to make… a fortune.
There was a good reason for this. Value was added in ways that big organizations were good at. Value was added with efficient manufacturing, widespread distribution and very large R&D staffs. Value came from hundreds of operators standing by and from nine-figure TV ad budgets. Value came from a huge sales force."
Big used to matter. Big meant economies of scale. (You never hear about “economies of tiny” do you?) People, usually guys, often ex-Marines, wanted to be CEO of a big company. The Fortune 500 is where people went to make… a fortune.
There was a good reason for this. Value was added in ways that big organizations were good at. Value was added with efficient manufacturing, widespread distribution and very large R&D staffs. Value came from hundreds of operators standing by and from nine-figure TV ad budgets. Value came from a huge sales force."
martedì 23 marzo 2010
MARK UP - Sugli store brand il consumatore pare più avanti degli stessi retailer
Mediamente il cliente italiano non circonda la marca commerciale di una conoscenza ideologica. Ma la considera ormai una parte integrante dei percorsi di spesa che gli vengono proposti dalla varie catene. Ha avuto modo di riscontrarne la presenza nei molteplici negozi che utilizza per la propria spesa complessiva e ne percepisce, anzi, una presenza più larga e ampia di quanto non avvenga nella realtà. La clientela sta infatti considerando in maniera crescente alla stregua di marche del distributore tutte quelle marche indipendenti che hanno una basso tasso di notorietà o che, semplicemente, non sono conosciute personalmente come marca industriale. È chiaro che i confini fra brand di fantasia e brand regionali, di piccoli-medi produttori, di secondo/terzo livello in portfolio va progressivamente a sparire.
Se c’è un aspetto sul quale i target group di consumo in Italia paiono ancora scivolare in tema di store brand questo riguarda proprio i confini distributivi, i punti di vendita trattanti. Più intuitivo nel caso di marche d’insegna (con qualche difficoltà in più per quanto concerne le insegne associate), parecchio confuso il quadro se ci si sposta verso brand proposti in multinsegna da gruppi multicanale, brand di alleanza, di fantasia, di premium price, biologici e valori speciali.
MARK UP - Sugli store brand il consumatore pare più avanti degli stessi retailer
Se c’è un aspetto sul quale i target group di consumo in Italia paiono ancora scivolare in tema di store brand questo riguarda proprio i confini distributivi, i punti di vendita trattanti. Più intuitivo nel caso di marche d’insegna (con qualche difficoltà in più per quanto concerne le insegne associate), parecchio confuso il quadro se ci si sposta verso brand proposti in multinsegna da gruppi multicanale, brand di alleanza, di fantasia, di premium price, biologici e valori speciali.
MARK UP - Sugli store brand il consumatore pare più avanti degli stessi retailer
lunedì 22 marzo 2010
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